Dopo l’interessante visione de Il sergente dell’ Altopiano di Federico Massa e Tommaso Brugin, abbiamo scelto di buttarci sul film d’animazione e sono molti quelli proposti in questa 28° edizione del Film Festival della Lessinia (FFDL), grazie anche alla piattaforma MyMovies per tutti i fuori sede, che ci ha permesso di scoprire un altro film in concorso, questa volta di animazione, Scarpette Rosse (2021), diretto da Anna Podskalská: Róza è una ragazza contadina. La sua è una vita di fatica. La consola il desiderio di danzare alla festa del villaggio. Ma quando il tradizionale ballo è incominciato, nessuno invita Róza a danzare, finché uno sconosciuto non entra nella sala e invita proprio lei, regalandole un paio di scarpette rosse. Con quelle scarpe Róza danza come nessun’altra e fino allo sfinimento. Ma quella danza si trasforma presto in un desiderio e infine una condanna, allorché la giovane non riesce a togliersi quelle scarpe indemoniate. Solo l’inevitabile, crudo intervento della madre la libererà da questo maleficio. Ispirata all’antica fiaba europea, resa celebre da Hans Christian Andersen, l’animazione è accompagnata da una travolgente colonna sonora che restituisce la frenesia del ballo e la maledizione della ragazza, travolta dal suo stesso desiderio.
I disegni dell’animazione ispirata ad una fiaba di Andersen, con la complicità di una nenia sibillina, assumono la carica emotiva di una recitazione eseguita da attori in carne ed ossa, tanto è la forza penetrante del messaggio impresso dalla regista Anna Podoskalskà.
La povertà e l’illusione di liberarsi delle condizioni disagiate fanno facilmente abbassare i naturali meccanismi di difesa di una giovane abitante di un villaggio, facendola cadere nell’ adescamento di un uomo malvagio.
Le scarpette rosse sono icona della ricerca di una vita senza sacrifici che, promettendo agi e ricchezze illusorie, in realtà sottraggono dignità.
La giovane contadina si rende conto dell’inganno quando ormai è troppo tardi e per liberarsi delle fatali scarpette è costretta a perdere anche i piedi.
Se le fatali calzature sono immagine del lusso morboso, la perdita dei piedi rappresenta ahi lei la perdita della purezza giovanile e l’acquisto di un marchio che porterà impresso per il resto della vita.
La morale ecologista della favola è che la nostra società per affrancarsi dalle fatiche della civiltà contadina ha spinto l’acceleratore su di uno pseudo progresso che nascondendo il boomerang dell’ inquinamento gli ha sferrato una ipertecnologica zappa sui piedi.
By Fabrizio Compagnoni