Per tutti coloro che sono cresciuti dentro lo spessore della grande classica, ma con una curiosità viva e accesa verso tutto il resto della musica; con un amore per la musica colta, ma con il bisogno che questa potesse essere commestibile e comprensibile. Ebbene per tutti costoro, la musica contemporanea è diventata, in un certo momento della vita, il simbolo della lontananza, dell’Accademia, della presunzione, della polvere. Non che in certe grandi opere non leggessimo lo spessore della ricerca, ma – in un certo momento preciso – abbiamo maturato il dubbio che non fosse proprio un obbligo far musica così. E abbiamo, soprattutto, deciso di ascoltare con coraggio il resto: chi sapeva contaminare, mescolare. Chi aveva deciso che il pubblico non dovesse essere travolto di suoni e di prosopopea. Sono gli anni della scoperta di Frank Zappa, ma anche della dello sguardo stupito sul valore di tanta musica per colonne sonore; gli anni del Prog. Insomma: gli anni del coraggio e del sorriso.
Tutto questa ampia introduzione per dire che oggi, proprio quegli anni lì, ci hanno reso possibile andare ad ascoltare nel tempio della Musica Colta, il Conservatorio di Roma, un’opera multimediale, quanto mai contaminata, come Il Canto dei Venti di Petar Dundakov (16 dicembre 2021): un lavoro che sa coniugare con passione la raffinatezza della scrittura con l’emozionalità del messaggio, del melodiare e della struttura armonica. Sul palco i Sofia Soloists diretti da Plame Djurov con i solisti Rosen Zahariev alla tromba, Gergana Dimitrova (solista de “Il mistero delle voci bulgare” ed “Eva Quartet”) e Plamena Girginova (solista del Teatro dell’Opera di Stato di Plovdiv). Alla parte video il pluripremiato Ivan Bogdanov.
Una serata piena di emozioni, leggera di stupore, gioiosa di grande passione per l’arte, ricca di memoria: in un amalgama straordinario, come solo i grandi sanno fare, abbiamo annusato la grande lirica e il minimalismo, il jazz e i colori del Mistero delle voci Bulgare. Senza fratture, senza citazioni, nessun passaggio didascalico: solo il coraggio di chi ha fatto della musica un nutrimento profondo e che ha una scrittura straordinariamente articolata.
Ricordiamo che il concerto faceva parte delle iniziative di Europa in Musica (EUNIC) ed era promosso dall’Istituto Bulgaro di Cultura grazie al supporto del Ministero Bulgaro della cultura di questo magico paese.
Barbara Bianchi
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