Da decenni si parla di crisi del libro eppure lui è sempre lì negli scaffali dei negozi mentre, ad esempio, il disco o il dvd sono quasi completamente scomparsi. I cassetti sembrano essere sempre più pieni di libri desiderosi di essere pubblicati e tante case editrici approfittano di questa opportunità per lanciare sul mercato e a costo zero libri prodotti dagli stessi autori. “Liberi sulla Carta”, la Fiera dell’Editoria Indipendente svoltasi lo scorso Settembre a Farfa – bellissimo borgo in provincia di Rieti – è una manifestazione che aderisce alla campagna NO EAP escludendo dai propri editori coloro che chiedano un contributo economico ai propri autori. Dunque l’occasione perfetta per conoscere qual’è lo stato attuale dell’arte per ciò che riguarda la produzione dei piccoli editori italiani. Soprattutto per percorrere la prima tappa di questo viaggio nella cultura indipendente del nostro paese, cercando di capirne il significato, gli sviluppi, le difficoltà ed in ultima analisi il suo stato di salute.
Ho già incontrato diverse volte la passione e l’energia di Cristina Lattaro e Paola Fallerini durante festival, manifestazioni e presentazioni di libri e le ritrovo qui a Farfa, quasi in trincea, dentro lo stand della loro casa editrice.
Come nasce l’idea di fondare Amarganta e qual è la sua linea editoriale?
Prima di essere una casa editrice, Amaranta è nata come associazione culturale e questa vocazione resta il perno della sua attività. Dunque progetti con la Biblioteca Comunale Paroniana, gruppi di lettura, rassegne cinematografiche, corsi di scrittura creativa e giornate dedicate al catalogo di editori indipendenti. In seconda istanza sia io (Cristina Lattaro) che Paola Fallerini, le due socie fondatrici, avevamo dei trascorsi nel mondo dell’editoria. Io ho scritto diversi libri di narrativa e per due stagioni sono stata ospite fisso di una trasmissione dedicata all’editoria presso un’emittente locale. Paola ha lavorato presso una associazione di categoria del mondo editoriale e aveva una visione del dietro le quinte delle più importanti fiere italiane. Dalla maturazione di tutti questi motivi è scaturita l’idea di pubblicare opere di qualità in modo trasparente e senza incorrere nell’odioso sistema dei contributi di cui tratteremo nella prossima risposta. La linea editoriale è all’insegna della qualità: non importa il genere di un manoscritto, importa il contenuto e quel che riesce a trasmettere. Per questo siamo alla ricerca di lavori originali, di frasi mai scritte, di spiragli nuovi. Siamo aperte alla saggistica. Ogni uscita proposta viene sottoposta a un esame severo, altissima è la percentuale dei manoscritti non accolti. Segue un accurato editing e un dialogo aperto con l’autore con il quale cerchiamo di instaurare un rapporto di confronto e collaborazione, sempre.
Qual è secondo voi lo stato attuale dell’editoria indipendente in italia?
La situazione non è delle migliori. C’è pressappochismo, la tendenza a rifugiarsi dietro le solite manfrine: in Italia si legge poco, i librai non sono più quelli di una volta… L’editing spesso non viene svolto con competenza o non viene svolto affatto e una larga percentuale delle CE sono in effetti tipografie prezzolate. L’editoria a pagamento è di fatti una piaga purulenta, alimentata da piccole realtà che pubblicano qualsiasi proposta purché’ corroborata da un contributo sostanzioso. In questo modo ci si salvaguarda dal rischio di impresa trasformando il presunto editore in un tipografo senza scrupoli. Il risultato si concretizza in una quantità immane di opere mediocri, scritti che avvelenano il mercato della piccola editoria affogando la fiducia del lettore che di conseguenza è sempre più teso a spendere i suoi euro per testi di CE blasonate che in teoria garantiscono una selezione vera e una cura concreta. La distribuzione del cartaceo, per l’editoria indipendente è di fatto una chimera, un meccanismo minato dal pagamento in conto vendita che cannibalizza investimenti e congela introiti necessari alla sopravvivenza di un’impresa seria.
Liberi sulla Carta, la fiera dove ci troviamo, aderisce alla campagna no eap (no alla editoria a pagamento). Qual è la vostra opinione in merito al self-publishing e da dove nasce secondo voi questo fenomeno?
Abbiamo apprezzato molto l’adesione di LSC alla campagna NOEAP. Resta il fatto che alcune case editrici a pagamento si dichiarano non a pagamento e si infiltrano ovunque in ogni caso…
Riguardo al self publishing ho da poco adottato questo sistema per le mie opere (pubblicarle con Amarganta sarebbe stato troppo autoreferenziale) poiché la piccola editoria non a pagamento a cui ho affidato i miei scritti mi ha delusa. La facilità con cui è possibile mettere in vendita i propri scritti contribuisce ovviamente alla crescita del fenomeno, purtroppo la maggior parte dei testi è scadente o necessiterebbe di editing, ma è senz’altro apprezzabile chi decide di far da se’ piuttosto che pagare il conto salato di un editore finto.
Un editore indipendente ha sempre una visuale piu’ vasta del panorama letterario emergente. quali sono le tendenze e il livello qualitativo dei nuovi autori italiani?
Riguardo alle tendenze, non abbiamo dubbi: il settore M/M (il romance con protagonisti coppie di uomini) è senz’altro il fenomeno del momento. La chiave di lettura è semplice: le dinamiche M/M appassionano le donne che sono tradizionalmente lettrici forti. Riguardo al livello qualitativo, se dovessimo basarci sulla percentuale di opere scadenti che arrivano nella nostra casella di posta, non potremmo che ritenerci insoddisfatte. In realtà scrivere non è per tutti e ritenere di aver scritto un libro non fa di uno scribacchino un autore. Dunque, niente di nuovo sotto questo sole, i veri autori sono pochi (come è giusto), ma i pochi sono dotati di quel magico mix tra tecnica e talento necessario perché siano apprezzati.
Distribuzione, promozione e comunicazione: quali strategie e stratagemmi puo’ mettere in campo l’editoria indipendente?
Come accennato, la distribuzione del cartaceo è del tutto fuori dalla portata dei un piccole editore. I suoi libri non arrivano in libreria, se vi entrano non sono visibili (se estratti dalle scatole) e restano a impolverarsi in scaffali poco appetibili. Questa situazione decreta una perdita economica notevole per il piccolo editore che ha investito nella stampa e nello smercio. Del resto, lo spazio in una libreria è un bene prezioso e di solito viene riservato ai best seller conclamati. La figura del libraio illuminato è ancora presente, ma come si suol dire, una rondine non fa primavera. Molto meglio con la distribuzione digitale: le piattaforme digitali sono accessibili, trasparenti e i pagamenti puntuali. Riguardo la promozione, sono alla portata dell’editoria indipendente gli strumenti connessi al web e il passaparola che a volte può compiere miracoli. Un notevole sforzo economico viene inoltre messo in campo per partecipare alle fiere, come nel caso di LSC che comunque diventano non solo lo strumento per vendere (qualche) cartaceo, ma anche l’occasione giusta per incontrare gli autori e condividere con loro momenti di pura vivacità editoriale.
In termini di vendite e diffusione pensate che l’e-book sia destinato a sostituire il libro tradizionale?
Ebbene sì, l’ebook è destinato a crescere e non è un male. Se la politica dei prezzi diventerà coerente con l’investimento richiesto dalla produzione dell’ebook, il parco dei lettori per un titolo sarà sempre più ampio laddove a fronte di una spesa accessibile, sarà possibile togliersi delle curiosità piuttosto che investire tutto sul cartaceo di una autore già conosciuto e apprezzato. Ben venga il digitale, dunque, leggero e pratico, senza nulla togliere al profumato e frusciante cartaceo che continuerà (in misura limitata) ad aver ragione di essere se non altro per foraggiare eventi come fiere e presentazioni.