Il Premio Poggio Bustone è arrivato a 10 anni di vita: quale pensi possa essere sia il bilancio che il quid capace di contraddistinguere questo premio dagli altri Premi.
10 anni sono un viaggio, con tante tappe, con tanti volti, soprattutto tanti sorrisi e moltissime storie. In 10 anni abbiamo conosciuto artisti, le loro famiglie, siamo entrati nel loro mondo ed abbiamo fatto entrare il loro mondo nel nostro.
Forse il successo di questo festival è proprio nell’umanità che difende e cerca di valorizzare al meglio, anche perché fare musica oggi è una missione e noi ci sentiamo in dovere di difendere gli artisti che non hanno spazi per essere semplicemente loro stessi, spesso persi nel mondo dei reality e dei talent… dimenticando che la vera arte è in loro e non si costruisce… al massimo si affina… con duro lavoro e tanta dedizione e noi, siamo parte di quella gavetta e di quell’esperienza che permette agli artisti di non avere filtri nei confronti di un pubblico vero e spontaneo che applaude e si emoziona senza costruzioni.
Qual è stata la tua più grande soddisfazione professionale in questi 10 anni di Premio
La mia più grande soddisfazione non è legata ad un episodio specifico, quanto a una riflessione… sopravvivere alla mancanza di fondi, a enti che non sostengono iniziative come la nostra e sperperano soldi in progetti nati senza continuità, la riflessione è il ringraziamento che i piccoli esercenti privati reatini meritano per aver sostenuto iniziative cosi semplici. Tutto questo ha permesso di condividere le lacrime dei vincitori, la loro emozione incapace di parlare una volta saliti sul palco, il loro sentirsi così a loro agio da poter offrire tutto il loro talento senza mezze misure. Questo è per me il risultato più grande raggiunto… che mi fa pensare di aver realizzato, insieme a tutto lo staff e tutta la passione vissuta, qualcosa di speciale che merita di innalzarsi sempre più.
Sulla base della tua esperienza che cosa deve offrire agli artisti un Festival?
Credo che un festival debba offrire serietà organizzativa in primis, perché troppo spesso fare eventi live è qualcosa di improvvisato, insieme a una serie di professionalità che sono a disposizione degli artisti. Un festival dovrebbe poter offrire ciò che ha, che sia semplicemente uno spazio e una bella esperienza di crescita fino a opportunità senza pretese di chissà che tipo… a molti musicisti, oggi, manca solo uno spazio valido per esibirsi e provare a migliorare la propria capacità di emozionare!