Interviste

Giovanna Maria Gatti e Cinzia Ciarmatori, Intervista a due medici che si occupano di salute, benessere e cura

Giovanna Maria Gatti e Cinzia Ciarmatori sono due donne, due professioniste, due medici che si occupano di cura a trecentosessanta gradi. Il loro sguardo è prezioso, le loro riflessioni importanti. Le abbiamo incontrate per fare un punto con loro sullo stato della cura oggi.

Lo stato della cura oggi

MGL – In evoluzione profonda, apparentemente frammentata e messa in crisi da alcune sacche di marketing senza cuore che ne snaturano l’essenza. La cura è amore, è cuore, è anche marketing perché il denaro è energia, ma soprattutto è attenzione ai bisogni di ciascuno nonostante le pressioni del mondo e della profanità: prendersi cura significa avere chiare le priorità, scavare davvero nelle viscere della terra per trovare una pietra occulta. 

CC – Nell’epoca che stiamo abitando il termine cura sembra aver perso molti dei suoi significati originali, la sua sacralità per ridursi ad un approccio meccanicistico: in medicina, e quella veterinaria non fa eccezione, si pensa troppo spesso alla cura come all’impiego di farmaci e protocolli che sopprimano i sintomi di malattia.

Perdendo la possibilità di guardare al singolo individuo e alle cause di disequilibrio più profonde che hanno portato all’emersione dei sintomi.

Con l’evoluzione tecnologica cosa abbiamo acquisito e cosa perso?

MGL – Abbiamo acquisito strumenti preziosi: c’è chi comprende che sono solo strumenti, c’è chi affida loro una parte che non possono sostenere, cioè la valutazione con la mente, il cuore e l’intuizione. Sono stata salvata da un medico che non credette alle risultanze degli esami: sentiva che qualcosa non fosse a posto. Mi operò e aveva ragione. Io stessa ho fatto diagnosi che contraddicevano i referti diagnostici, e in questo modo alcune persone sono state curate perché la malattia c’era davvero: lo stesso capita ai medici “veramente medici” che conosco. Se non hai quell’intuito innato nella cura hai scelto una strada inadatta. La tecnologia sbaglia come sbagliamo noi, ma non ne ha colpa: siamo noi a doverla vedere, capire e interpretare e soprattutto dobbiamo affiancarla alla relazione con i pazienti. È una relazione che dedica tempo e guarda, ascolta, tocca, annusa, intuisce. Alla domanda su cosa abbiamo perso rispondo che alcuni di noi non hanno perso niente perché sanno cosa sia davvero prendersi cura delle persone e non si lasciano sostituire dalla tecnologia: la usano volentieri, ma fanno ciò che sentono. Chi invece ha perso il contatto con la vera medicina probabilmente non aveva molta voglia di applicarla. 

CC – La medicina veterinaria negli ultimi decenni ha avuto un’evoluzione tecnologica incredibile. Oggi dal punto di vista diagnostico TC e Risonanza magnetica consentono di rilevare alterazioni con una precisione e una rapidità impensabili fino a non troppi anni fa, non solo per cani e gatti ma per tanti animali di altre specie con cui scegliamo di condividere la vita: conigli, furetti, pappagalli e molti altri.

Anche dal punto di vista organizzativo molte cose sono cambiate e moltissimi ambulatori e cliniche stanno diventando strutture gestite come vere e proprie aziende: l’efficienza e la produttività possono però andare molto spesso a discapito della possibilità di individualizzare le cure, di offrire ascolto e sostegno ai familiari, di spiegare loro in modo comprensibile cosa sta accadendo e quali sono le possibilità terapeutiche.

Anche l’avvento delle intelligenze artificiali generative sta mettendo in luce un aspetto importante: può esserci cura privando la medicina (umana o veterinaria non fa differenza) di capacità del tutto umane, come l’intuito, lo sguardo profondo all’individuo e al suo contesto di vita, le relazioni di ascolto?

Dove sta andando la medicina?

MGL – La medicina non morirà mai: si ripulirà da sola dalle deviazioni che la snaturano. Arcano dei Tarocchi di Marsiglia: la Giustizia, seguito dal Giudizio Universale. La medicina non è dei manager e nemmeno delle aziende, ma nemmeno delle fondazioni che mascherano interessi privati: è un’altissima missione che può senz’altro avere una controparte materiale ricca, ma non a scapito della gente. La medicina è fluida, dinamica, curiosa: va verso l’integrazione di più approcci, l’apertura alle culture differenti, mira al buonsenso unito all’ipertecnologia, al cuore unito alla mente. La medicina del marketing mascherato da eccellenza è destinata ad autolimitarsi e a fallire: chiunque muova un’energia contraria alle più sane motivazioni per la cura non potrà avere grossi risultati (non a lungo, almeno). 

CC- Mi viene da chiedere: e noi dove vogliamo che vada?
Credo che molto dipenda anche dalle scelte che facciamo come singoli, la medicina industrializzata spinge in direzioni spesso contrarie a ciò che ci serve davvero, per noi e per gli animali con cui viviamo, e scegliere con consapevolezza a chi rivolgerci può cambiare nel tempo anche ciò che ci viene offerto.

Non accontentiamoci, cerchiamo professioniste e professionisti che siano non solo preparati e competenti, ma che considerino i pazienti per quello che sono, per la loro unicità e peculiarità.

Cos’è per voi la cura?

MGL – La vita che ho scelto, il bisogno che ho, il senso che do a ogni azione e ogni progetto, libri compresi. 

CC – Cura per me è attenzione. Ascolto. Condivisione di conoscenze ed esperienze. Attenzione ai dettagli. Rispetto. Sia nella professione che ho scelto che nel resto della vita.

Medicina e cura sono la stessa cosa?

MGL – No. La medicina è una parte della cura, ma non la esaurisce assolutamente.  Sembrerà esagerato dirlo, ma la medicina in sé è un approccio, uno strumento ampio e prezioso che le terapeute e i terapeuti possono usare, scoprire, ampliare: la cura è l’essenza, anzi la quintessenza. Abbi cura, prenditi cura, sii cura: sentite come suonano queste espressioni. Ogni volta che qualcuno afferma che lo/la stia curando ho un brivido di responsabilità pazzesco: la verità è che la cura è un’energia interna che si risveglia nei pazienti se siamo capaci di aiutarli a vederla. Nessuna FA la cura: la si invoca con tutti i mezzi possibili, sapendo che una parte è misteriosa e indicibile. Conosco medici che non sanno curare perché non hanno capito che il loro compito non finisce con l’atto chirurgico o farmacologico e magari qualche controllo, e conosco non-medici che ottengono risultati straordinari perché hanno visto il segreto occulto, sanno che curare è amare e penetrare alla ricerca della Viriditas in senso ildegardiano. 

CC – La medicina è scienza, la cura la include ma non coincidono, non si esauriscono l’una nell’altra.
Si può essere medici e non essere in grado di curare.
A me piace pensare di poter curare usando la scienza medica come una mappa, come una guida, da sovrapporre però ad un’altra mappa che è quella che mette insieme chi sono e ciò che sono, la mia esperienza come donna e come medico, i miei valori e passioni.
La medicina, come dice il medico indiano e autore Siddhartha Mukkerjie è “la scienza del dubbio”, un’espressione che amo molto perché ne rappresenta l’essenza più profonda.

Una medicina centrata sull’individuo è possibile?

MGL – Non è solo possibile, è doverosa. Ma non mi riferisco agli slogan che mettono i pazienti al centro solo per andare dietro al trend del momento, trascurando poi – nei fatti – la vera essenza di questa centralità: mettere l’individuo al centro della medicina implica la consapevolezza di cosa sia la medicina e quanto possa dare all’individuo senza rinunciare a se stessa, avendo una piena attenzione per l’unicità e la specificità di ciascuno. Non si può dire ai pazienti “voi siete al centro” poi trascurare del tutto le loro esigenze vere, la loro sensibilità. In fondo, basterebbe smetterla di parla per slogan e protocolli: i protocolli sono elenchi di farmaci e di tecniche terapeutiche che vanno applicati con sensibilità e intelligenza, modificandone le caratteristiche in base all’individuo. Si parla di centralità dell’individuo, poi però ci si nasconde dietro i protocolli invece di assumersi la responsabilità di una relazione terapeutica profonda, empatica, consapevole e aperta anche ai fallimenti e ai “no” (la lealtà è la base di una relazione come questa).

CC – Certo che è possibile. Ed è anche l’unica forma di medicina che scelgo di abbracciare.
Perché se consideriamo la malattia come il turbamento di un equilibrio, per curare dobbiamo conoscere quel paziente, la famiglia e l’ambiente in cui vive, il suo stile di vita, le relazioni, il suo modo unico di rispondere a ciò che accade.

Ce lo dice molto bene, e in modo scientifico, la PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia): gli organismi viventi sono reti, in cui ogni cellula, ogni tessuto, organo e apparato è in continua e costante comunicazione, con tutto ciò che c’è dentro e fuori l’organismo stesso.

Per curare dobbiamo partire alla ricerca delle cause profonde di disequilibrio di quel sistema in particolare, non di uno qualunque: non esiste il cane, il gatto, il coniglio, il pappagallo. Esiste quel cane, quel gatto, quel coniglio, quel pappagallo, con la propria storia, esperienze, legami, personalità.

La cura è un viaggio, a volte è impervio, non sempre arriviamo alla destinazione che vorremmo o nei tempi previsti, ma è sempre carico di scoperte e fonte di grande arricchimento, per tutti coloro che sono coinvolti. 

Giovanna Maria Gatti è medico psicoterapeuta e scrittrice. Con lo pseudonimo di MariaGiovanna Luini è autrice di numerosi libri. “La Via della cura”, “Il Grande Lucernario” e “Parla come ami” (Mondadori) delineano il suo peculiare approccio medico-psicoterapeutico; sull’esplorazione di sé ha pubblicato “I Tarocchi ti raccontano” (TEA) e realizzato “I Tarocchi Genziana dell’Inconscio” (VandA.edizioni), 55 carte adottate in contesti di cura. Consulente di sceneggiatura di Ferzan Ozpetek nel film “Allacciate le cinture” e per “TaoDue” nella fiction “Crimini bianchi”. Ha un podcast molto seguito: “Terapie olistiche”. 

Cinzia Ciarmatori, Medico Veterinario omeopata, esperta in Nutrizione, Alimentazione e Dietologia Clinica del cane, del gatto e dei nuovi animali familiari

Laureata alla facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Camerino, è impegnata da oltre vent’anni nella cura di animali familiari, cani, gatti e altre specie “meno convenzionali”.

Ha conseguito un master in PNEI e Neuroscienze, un master in Filosofia dell’Etologia ed Etica Ambientale ed uno in Teledidattica e nuove tecnologie in medicina.
Si occupa di nutrizione e nutraceutica ed è consulente di alimentazione naturale per Cane, Gatto, Coniglio e altri piccoli mammiferi, Pappagalli e altri uccelli, Rettili e Anfibi.

È consulente di medicina veterinaria integrata e impiega in modo sinergico Omeopatia, Fitoterapia e Fiori di Bach con un approccio di Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI).

Promuove un approccio sostenibile e rispettoso per l’ambiente sia della nutrizione che della medicina veterinaria.

È docente di master e relatrice a congressi e seminari nazionali e internazionali, divulgatrice e autrice di numerose pubblicazioni dedicate sia alla medicina che alla convivenza con gli altri animali.

Il suo sito è www.cinziaciarmatori.it

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