Al Teatro Farnese domenica 13 Ottobre (20:30) la ParmaFrontiere Orchestra, in collaborazione con Fondazione Teatro Regio e all’interno del cartellone del Festival Verdi, sarà impegnata in The Blanket of the Dark, a study for Lady Macbeth: la ripresa di un importante omaggio di Bonati stesso a Shakespeare e all’affascinante personaggio di Lady Macbeth: The Blanket of the Dark, a Study for Lady Macbeth completamente riorchestrata per l’occasione.
Sul palco Roberto Bonati a direzione e composizione, Angela Malagisi alla voce, Riccardo Luppi ai flauti e sax, Gabriele Fava al sax, Christian Thoma all’oboe e corno scozzese, Daniele D’Alessandro ai clarinetti, Elia Messercola al corno francese, Alberto Mandarini alla tromba, Paolo Botti alla viola, Ingrid Berg Mehus al violino, Antonio Amadei al violoncello, Nicolas Ernesto Cortes Castillo alla tuba, Luca Perciballi alla chitarra, Luca Gusella al vibrafono, Andrea Grossi al contrabbasso e Tony Moreno alle percussioni e batteria.
Da principio lo spettacolo doveva essere un lavoro sulla musica di Verdi e in particolare sui personaggi femminili verdiani. Cammin facendo il campo d’attenzione si è da una parte ristretto a Otello e Macbeth – due delle opere di Verdi tratte da Shakespeare –, e dall’altra si è tramutato in una più ampia riflessione sull’opera di Shakespeare. Alla fine, tra Desdemona e Lady Macbeth quest’ultima, come spesso accade alle donne crudeli, ha avuto la meglio.
Lady Macbeth vive un’esistenza interiore parallela alle vicende della tragedia, un processo interiore che la porta a scivolare, lentamente ma inesorabilmente, in una zona di tenebra e di dolore fino all’auto-annullamento.
Ancora prima che la tragedia finale di Macbeth si compia attraverso la sconfitta in battaglia, Lady Macbeth, dopo essere stata l’istigatrice dell’assassino, esce silenziosamente di scena attraverso una sorta di metafisico “suicidio” interiore: non muore trafitta dalla spada ma travolta dal senso di colpa.
“Ho immaginato che Lady Macbeth ricordi e riviva, dallo straniamento della follia, alcuni momenti della sua vita, le emozioni di questi momenti. Prigioniera in un caleidoscopio impazzito ed incantato ricorda le parole, le voci, i volti, il profumo del sangue, la crudeltà, la nostalgia della perdita, il dolore, la sensualità e, nello stesso tempo, la dolcezza dell’amore, la consapevolezza che “ciò che è fatto non può essere disfatto”o meglio, come è stato acutamente precisato per evidenziare l’ineluttabilità di un destino, ”non-fatto”. I brandelli della vita si riaffacciano, trasfigurati dalla lontananza, nella fissità e nel delirio della sua mente mentre nel finale, cullata da una ninna nanna surreale, invita dolcemente Macbeth “to bed, to bed”…”
Una parte del lavoro è costruita su un materiale musicale che proviene dalla storia di Lady Macbeth.
“I personaggi storici della vicenda vissero in Scozia nel XI secolo ed ho utilizzato un coevo frammento di Miserere gregoriano per caratterizzare un origine in un tempo precedente il testo shakespeariano. Il compositore inglese Thomas Morley fu contemporaneo ed amico di Shakespeare e scrisse per lui alcune musiche di scena. Ho utilizzato una delle sue Fantasie per due viole da gamba per costruire le due variazioni Lady Morley e Lady Tango. Un sincero ed essenziale omaggio a Verdi, oltre alla presenza del Lacrymosa dalla Messa di Requiem, è l’utilizzo della scala enigmatica – una delle tante innovazioni che il Maestro di Busseto ha estratto dal suo elegante cilindro – nella scena del sonnambulismo e l’andamento ritmico, con l’ostinato di quartine, del finale che riprende il preludio di Macbeth.”