Recensione Visioni

A Christmas Carol, il Musical

La recensione

Sotto il tradizionale abete addobbato, che accorda paganesimo e cristianità, in Piazza San Pietro a Roma, uno spettacolo come A Christmas Carol arriva giusto giusto per alimentare lo spirito natalizio. E sa il cielo quanto ci serva, di questi tempi, una pausa di gioia e leggerezza.

A pochi passi dalla piazza, all’Auditorium  di via della Conciliazione,  sede di tantissimi eventi teatrali e musicali, amatissimo dai Romani, tre giornate a disposizione per rivivere lo straordinario racconto di Charles Dickens nel più bello stile del musical theatre.

Se lo stile è quello tanto caro a Broadway, però, questo Musical, che sta facendo sold out da nord a sud della penisola, parla in perfetto italiano. Dalla regia di Melina Pellicano, che firma anche il libretto, alle musiche di Stefano Lori e Marco Caselle e ai protagonisti, quello che la Compagnia Bit ci offre è made in Italy autentico.

Con un bel debutto che ne ha confermato la qualità negli anni scorsi,  A Christmas Carol è ripartito in tour da Asti, a novembre.
Lo spettacolo sta toccando piú città raccogliendo ovunque consensi.
E se ad Asti il nostro Scrooge vince a mani basse, facilitato dai natali del protagonista Fabrizio Rizzolo, resta che la commozione e il coinvolgimento del pubblico sono di pari intensità anche dove Rizzolo non ha nemmeno l’ombra di un conoscente.
In un periodo in cui il teatro musicale risale velocemente nel gradimento del pubblico, il livello delle produzioni si alza di pari passo.
A Christmas Carol porta in scena una ventina tra attori e cantanti, adulti e bambini, tutti di indiscusso talento, supportati da una scenografia che ci proietta istantaneamente in quella Londra che amiamo vedere nei period movies.

La regia e l’interpretazione ci restituiscono uno Scrooge avaro e acido da manuale, ma nei dialoghi una sottile linea di ironia ne alleggerisce i tratti.

È pur sempre un vecchiaccio insopportabile, il vecchio Ebenezer, ma in questo spettacolo lascia intuire una propria verve che riesce anche a farci ridere e, se non proprio a giustificarlo, almeno a comprendere quale sia stato l’amaro percorso di crescita che ne ha storto il carattere.
Il racconto di Dickens è quello di una umana rivoluzione interiore, che scaturisce non solo dalla paura di una minacciosa forza ultraterrena, ma dalla limpida tolleranza di un bambino; che va oltre la superficie ruvida e urticante del vecchiaccio avaro e misantropo e ne indaga la solitudine e miseria. Perché si è sempre miseri quando si è soli, non è vero?
A dispetto del Grinch e della sua idiosincrasia per le festività,  vi invitiamo a lasciarvi trasportare in questa favola che va oltre il Natale, in un mondo di bellissimi costumi, musiche, canzoni che vi rimarranno piacevolmente in testa, e a farvi emozionare da una storia che travalica il tempo senza perdere la sua forza narratrice di rinascita. Godetevi lo spettacolo spiando lo sguardo dei vostri bambini, che sanno entrare prima dei grandi in un racconto e riflettere nei propri occhi tutta la magia che pervade il teatro.

Anna Crudo

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