In questa realtà sociale così poco votata alla riflessione critica e disabituata all’ascolto, provano ad inserirsi alcune produzioni musicali che si prefiggono di riconsegnarci il tempo perduto e una di queste è senza dubbio Guarda Da Qui di Claudio Felici (Pop&/Roll/AlfaMusic).
Il tempo è quello dell’amore, proposto nella sua veste più incontaminata e pura, trattato dal cantautorato più nobile che ha amplificato il messaggio dei primi cantori, rendendolo più comprensibile, più vicino alle evoluzioni della società.
Questo nuovo “Amore Cortese” viene realizzato seguendo l’eccellenza del minimalismo, modalità sempre controproducente se fatta senza la giusta padronanza dei mezzi. In questa opera il sapere prima di fare abbatte il muro dell’ambiguità.
Tutto si muove alla luce del giorno, i versi palesano sintesi e leggerezza, anche quando l’indagine può risultare scomoda.
L’importanza della vicinanza della persona amata, il rafforzamento di una promessa d’amore, l’affrontare insieme le insidie e le gioie della vita, il vivere un sentimento nostalgico che seppur appartenente al passato viene considerato come tesoro da preservare e non come elemento malinconico che si chiude al futuro; sono spunti sonori, sospensioni e riprese ritmiche, morfonote magistralmente sostenute anche dalla visione artistica di Francesco Bruno.
La cura quasi maniacale dei fraseggi e degli accostamenti potrebbe far ritenere l’operato di Felici più idoneo ad una platea di intenditori, nei fatti invece si propone di viaggiare anche tra le comunità giovanili dove l’amore è più potente, fresco e irrazionale e può dar vita a pericolosi fraintendimenti.
Sono otto le tracce del disco, numero che rappresenta l’equilibrio cosmico e che porta a considerare l’uguale peso delle parti. Questo lavoro risulta esatto, essenziale, sincronico.
Ogni brano è un’impressione ponderata dal profondo, delicata e incisiva allo stesso tempo come gli acquerelli, creati dallo stesso autore, che sono parte integrante dell’opera. Sonorità finemente mescolata, pigmenti acustici nel moto dell’anima. L’artista, e questo è encomiabile vista la proliferazione indiscriminata di guru della musica, non giunge a conclusioni, non fornisce ricette ed evita giudizi, ci porta nel suo mondo presentandolo per quello che è con il solo scopo di raccontarlo.
Ecco che possiamo immaginare di essere fragili vetri passati da un raggio di sole per poi riprendere il filo della vita e con forza resistere all’indifferenza e all’abitudine del tempo essendo consapevoli di camminare su questa linea lunga e solitaria e affrontare la perfetta eterogeneità della notte che raccoglie i pensieri quelli di domani e quelli di ieri fino alla prossima luce, fino al prossimo singulto di speranza; per evitare di camminare, sentirsi assenti senza chiedere mai niente/ognuno per la sua strada inutili cercatori d’oro. Versi questi ultimi presi dalla canzone Guarda Da Qui, una sorta di stimolazione genitoriale, un’amorevole spinta ad apprezzare la vita e le sue semplici manifestazioni, ma anche un invito a mostrare curiosità ed attenzione.
La realtà è una sfera e ciascuno la guarda dalla sua postazione, ma Claudio Felici ci invita a guardarla “da qui” e magari quello che vedremo ci piacerà.