Interviste Musica

Intervista allo scrittore Vincenzo Ambrogi: Riscoprire Battisti

In occasione dello spettacolo Laltro Battisti di Davide Mineo, che già abbiamo seguito nei suoi precedenti debutti e che oggi approda al Gubbio Oltre Festival (10 agosto, ore 21.15), abbiamo voluto intervistare l’ospite della serata: lo scrittore Vincenzo Ambrogi, già autore dell’interessante Laltro Battisti: analisi di un fenomeno impopolare. Un titolo che già ci racconta un mondo!

 

Battisti, per tutti quelli che lo amano è spesso una scoperta e poi una passione: come è avvenuto il tuo incontro con Lucio?

E’ un incontro quasi inevitabile. Alla fine degli anni 60 esisteva solo lui, presentissimo nelle trasmissioni radiofoniche, nella televisione, ma soprattutto nei Juke box degli stabilimenti balneari. Tormentone delle estati: dunque scoperta relativa anzi quasi forzata. Poi, come bene formulato nella domanda, una passione. Perché passione. Perché Battisti rappresenta il nostro approccio con la conoscenza della chitarra. Allora considerato uno strumento essenziale per la socializzazione. Ed il pezzo da principianti con cui necessariamente bisognava confrontarsi (quello con cui si testava se ci fosse una predisposizione allo strumento) era il giro di La della “canzone del sole”. Canzone di semplicità disarmante e di complessità nascosta ed elevatissima. Poi bisognava conoscere le parole e questo implicava delle audizioni ripetute, quasi ossessive. Poi una volta imparata il risultato in termini di apprezzamento era grandissimo: massimo con il minimo sforzo.

Riscoprire Battisti: un revival o un modo per ritrovarsi anche nell’attualità?

Battisti e tutta la corrente dei cantautori rappresentano nel novecento quello che aveva rappresentato la musica operistica nell’800. Un fenomeno popolare di grande spessore caratterizzante una identità nazionale. Dunque riscoprire Battisti non è solo un revival, ma un processo storico-culturale. Per quanto riguarda il secondo Battisti non parliamo di attualità, ma addirittura di futuro. Questo secondo Battisti era così avanti che ancora oggi ci sembra strano, come piovuto da un altro pianeta.

Hai scritto un interessante libro su Battisti nel quale parli della sua impopolarità: in che senso?

L’impopolarità di Battisti è la difesa finale dell’autore. Schermo contro il suo esagerato nazional-popolarismo. E’ una specie di suicidio artistico e di auto-iconoclastia (cioè in senso letterario distruzione della propria immagine). Battisti svincolato dai problemi economico, rifiuta i precedenti compromessi per poter permettersi il lusso di ricercare una via originale alla propria vena artistica musicale, come un pittore diventato famoso per uno stile figurativo improvvisamente iniziasse a proporre uno stile astratto, quasi irridendo i suoi vecchi fans. Questo è il senso dell’impopolarità del secondo Battisti, impopolarità che tra qualche anno, non so quanti, si scoprirà inaspettatamente attuale.

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