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Renato Nicolini, il visionario che inventò l’ Estate Romana

A dieci anni dalla morte un libro ed un ciclo di incontri per riscoprirne La gioiosa anomalia

Prenderà l’avvio il 25 marzo prossimo dall’Arciconfraternita dei Bergamaschi (via di Pietra 79 – Traversa di via del Corso, ore 17.30, ingresso gratuito) il ciclo di incontri che, partendo da Roma, intende ripercorrere i grandi temi messi in campo dalla figura geniale di Assessore e promotore culturale che fu Renato Nicolini: a dieci anni dalla scomparsa. Spunto e punto di partenza dell’iniziativa l’uscita del primo saggio –  Renato Nicolini, la gioiosa anomalia –  dedicato a questo eclettico personaggio a firma di Marco Testoni per Efesto Edizioni.  Questo primo appuntamento sarà introdotto da Filippo La Porta e saranno presenti, oltre all’autore Marco Testoni, l’attrice e compagna di Nicolini Marilù Prati e David Tozzo, attivista politico e scrittore. Un viaggio nell’anticonvenzionale e nell’inconsueto, nel sorriso e nella passione politica e culturale di un uomo che ha scritto una pagina importantissima della vita culturale di un Paese, l’Italia, che troppo spesso dimentica le proprie potenzialità e la propria vocazione. Riscoperto da un autore poliedrico come Marco Testoni – musicista e compositore prima ancora che saggista – per il quale Nicolini è l’inevitabile riferimento di una stagione artistica magica ed imprescindibile, quella della primissima Estate Romana.

Vale la pena ricordare che l’artwork che accompagnerà e disegnerà gli incontri vedrà la firma di Luca Pace, artista prima ancora che grafico.

Il volume, che esce per la collana Prima Repubblica delle Edizioni Efesto a firma di Marco Testoni, compositore e saggista, vede i contributi di Walter Tocci, Christian Raimo e David Tozzo ed è arricchito da una serie di documenti e interviste in video: alla sua compagna, l’attrice Marilù Prati, ai registi Egidio Eronico e Davide Marengo. Con una testimonianza, infine, dello stesso Testoni e della pittrice Antonia Carmi.

 

Il libro ripercorre le tappe di un uomo di cultura che è decisamente riduttivo definire un politico: perché Renato Nicolini non è stato solo il parlamentare e l’Assessore alla Cultura che inventò e diede un senso alla parola politica culturale, fu anche l’uomo dell’effimero, del meraviglioso urbano, della mescolanza tra colto e popolare, l’ideatore dell’Estate Romana, l’amico delle avanguardie teatrali, l’urbanista, il drammaturgo, l’attore, ma soprattutto è stato un uomo che, attraverso la cultura, ha inciso profondamente sulla socialità e sulla qualità della vita di migliaia di cittadini generando un circolo virtuoso di idee innovative ancora oggi vive nel ricordo di chi ha vissuto la sua epoca.

 

Questo lavoro prova a ricostruire il percorso e la molteplicità della sua figura con un approccio che non perde mai di vista la complementarietà del particolare profilo artistico e politico di Nicolini: dalle prime esperienze giovanili politiche nella facoltà di Architettura fino al fugace incontro con Che Guevara a Cuba; dalla folgorante scoperta del teatro d’avanguardia alla passione cinefila da frequentatore seriale di cineclub; dai fasti visionari dell’Estate Romana (solo per citare alcuni eventi, il Festival dei Poeti a Castelporziano con i maggiori esponenti della Beat Generation americana e le varie edizioni del Cinema a Massenzio) all’attività parlamentare per tre legislature nelle file del PCI; dal doloroso strappo con il PDS in occasione della sua candidatura a Sindaco di Roma con Rifondazione Comunista all’Assessorato all’Identità al Comune di Napoli con la Giunta Bassolino; dalle sue numerosissime esperienze attoriali nel teatro e nel cinema fino alla direzione del Laboratorio teatrale Le Maschere per l’Università di Reggio Calabria dove era anche Professore ordinario di composizione architettonica.

 

Nicolini è stato dunque il fautore di continui processi di germinazione politica e culturale che hanno profondamente segnato la nostra storia sociale. Una figura che, come descritto da Testoni nel suo libro, fu “una gioiosa anomalia politica e che come tale fu considerata, amata e infine combattuta, spesso da quella stessa classe dirigente che l’aveva proposta e candidata.”

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