Il titolo del concerto, Visioni, vuole riassumere la grande diversità delle due opere proposte: da un lato Brahms, compositore che si colloca all’apice della tradizione classico-romantica e guarda con ammirazione al passato dei suoi grandi predecessori, seppur includendo le importanti innovazioni del suo presente, dall’altro Schnittke che, ad un secolo esatto di distanza, ha uno sguardo totalmente proiettato verso il futuro, coltivando una viva ricerca di nuovi orizzonti musicali e sonorità moderne.
Il Quintetto di Schnittke è una delle opere più stilisticamente uniformi di questo artista maestro della ricerca polistilistica. Il Quintetto di Brahms è un’opera dalla genesi veramente travagliata, della quale rimangono numerose testimonianze nella serie di lettere scambiate con gli amici Clara Schumann, Joseph Joachim ed Hermann Levi. Si tratta del solo omaggio a questa formazione uscito dalla penna dell’amburghese: e se il problema costruttivo di questa formazione è proprio la gestione degli equilibri fra le due componenti del pianoforte da una parte e degli archi dall’altra, Brahms sceglie di risolverlo assegnando agli archi il compito di trasmettere, grazie a un’infinita serie di giochi e rimandi timbrici, il senso di una spazialità di tipo sinfonico-orchestrale.