Rock is dead: uno scrigno di storie da non perdere
Magari se non ci fossero state le religioni che ci raccontano che dopo la morte c’è un’altra vita, e contrariamente tutti fossimo convinti che il passo estremo fosse definitivo, questo fascino verso la morte non sarebbe così forte. Ma si parlerebbe di un concetto non ipotizzabile, e ancora meno certificabile, visto che nessuno è mai tornato indietro a raccontarlo. Così ci resta, per quanto assurdo, il fascino oscuro della “nera mietitrice”.
L’arte, e con essa la musica, hanno sempre subito l’attrazione verso quel baratro, cercando di renderlo percepibile, sia in modo fisico (come per esempio nel Cristo Velato del Museo Cappella Sansevero di Napoli, nel dipinto “Il 3 maggio 1808” di Francisco Goya o nello scatto fotografico del miliziano morente di Robert Capa), oppure sonoro (come in alcuni lavori di Chopin, in varie opere liriche, o in “Tabula Rasa” del compositore minimalista sovietico-estone Arvo Pärt, considerata – a mio parere da una dubbia ricerca -, ideale da ascoltare durante l’agonia). Ma queste sono solo tentativi di trasposizione.
Quindi tra “fascino” e “paura” della morte il confine sembra quasi impercettibile; e lo si avverte molto bene nel leggere il libro Rock is dead: il libro nero sui misteri della musica, scritto da F.T. Sandman e Episch Porzioni, ed edito da Il Castello; riedizione completamente aggiornata del precedente volume, con 19 nuove storie, importanti aggiornamenti di quelle già pubblicate, corredato da 76 foto inedite. Il progetto è la naturale continuazione delle trasmissioni andate in onda su Radio Popolare, proposte dai due autori. Bisogna premettere che nulla che è scritto trascende nel morboso, ma a leggere questo libro ci si imbatte in una serie di storie che farebbero invidia a Stephen King. Naturalmente vengono raccontate le morti dei musicisti più famosi (da Elvis Presley a Jim Morrison, da Bob Marley a Jimi Hendrix e John Lennon), ma soprattutto vengo proposte le storie di rockstar minori, poco famose a grande pubblico o dimenticate, come Claude François, Hannu Rajala, Ji Kang, Bob Scott, Hideto Matsamoto, Chalino Sanchez, Orion.
Le cause di morte sono molteplici, e molto spesso si incrociano tra loro: a partire dal suicidio che spesso è l’estrema conseguenza della depressione o dell’abuso di sostanze di varia natura. In questo caso si leggano le storie di Chris Cornell e Chester Bennington (e il legame che c’è tra le loro morti), oppure quelle di Ian Curtis, Luca Flores, Keith Moon, Prince, Micheal Hutchence, Gram Parsons.
Ma molti altri motivi hanno portato celebrità del mondo della musica alla morte, dall’incidente stradale (Nicholas ‘Razzle’ Dingley e Nico), arma da fuoco (Sam Cooke, Amjad Sabri, Lucky Dube, Peter Tosh), pestaggio da parte della polizia o buttafuori (Jaco Pastorius, Little Willie John), per motivi mai del tutto accertati (in cui possono ricadere anche molti dei nomi sopra citati, con l’aggiunta di altri come Luigi Tenco, Mia Martini, Brian Jones).
Leggendo le innumerevoli storie si capisce bene che gli autori hanno una piccola predilezione per l’ambiente X- metal (dove X è intercambiabile con heavy, death, black e i vari sottogeneri connessi); es è proprio in quest’ambiente che si ritrovano i più cruenti racconti: come quello di Hannu Rajala, trovato mutilato e privo dei suoi attributi (pare cucinati e mangiati dall’assassino, manager della band di cui faceva parte), oppure come la morte di Euronymous, epilogo di una strana storia in cui i componenti della band norvegese dei Mayhem sono i protagonisti e dove lo stesso ucciso precedentemente si era nutrito del cervello di un altro componente del gruppo, trovato suicida nella sua casa. Questo forse è l’estremo, ma accanto a questi fatti ci sono anche le storie più edificanti dei componenti della band turca Grup Yorum che si sono fatti morire di fame per protestare contro il regime sanguinario di Recep Tayyip Erdoğan; oppure l’altruismo di Randy California annegato per salvare il figlio, o l’uccisione di Victor Jara per mano del regime militare di Augusto Pinochet.
Non folta è la presenza dei compositori classici: Mozart, Gesualdo da Venosa, Paganini, Scriabin, Stradella e Schoenberg: a scavare un po’ di più altre interessantissime, e meno note, storie si potevano trovare.
Forse mi sono dilungato troppo, ma è anche vero che il libro di F.T. Sandman e Episch Porzioni è un piccolo scrigno di storie, uno spaccato di vite, soprattutto, del XX secolo che sono diventate importanti a prescindere dall’aspetto mediatico che esse hanno avuto. Attendiamo magari un secondo volume, elogiando la freschezza narrativa, non scontata per l’argomento proposto.
by Riccardo Santangelo