La scena musicale italiana, ma anche quella mondiale, ci ha abituato negli ultimi anni ai pezzi forti, agli artisti da hit. In un mondo che è mordi e fuggi, in cui si investe sul singolo e non più sul progetto, dove i discografici sono diventati contabili di vendita e i prodotti tendono a sembrare tutti uguali (è una generalizzazione volutamente provocatoria che non esclude qualche caso virtuoso) arriva con lieve imperiosità Serena Finatti. E l’aggettivazione ossimorica non è affatto un caso, perché l’artista friulana ritorna con un album dal titolo interessante: Fragile e fiera.Un binomio che racchiude forza e sensibilità, quelle di una donna poliedrica, che ha raccolto successi e premi, ma non le luci dei riflettori di quel mondo della musica ormai piatto, tutto simile, che non racconta più nulla.
Tutto il disco è un manifesto d’amore: mentre parla di diritti, fotografa realtà che non vogliamo vedere, il sottotesto è sempre quello, è la spinta a riscoprire un sentimento che naviga sottotraccia nelle nostre vite, sostituito dalla ricerca di approvazione sociale che ricerchiamo nei li
ke sotto un post, “Per un click”dimentichiamo chi siamo davvero e ci facciamo risucchiare da un vortice d’ipocrisia perdendo il bello della nostra umanità perché, come ci dice Serena, il mondo virtuale “è solo la vetrina della falsa mercanzia”.
“Ha davvero senso ingannare tutti con il rischio di illudere noi?” ci chiede la Finatti in Trasparenze, un brano che ci racconta, con quel miscuglio tra il sapore sociale e la delicatezza femminile che sembra essere indiscutibilmente la sua cifra, le ipocrisie di oggi.
Fragile e fiera (su YouTube un bel videoclip), il singolo che dà il titolo all’album, potrebbe essere il manifesto dei movimenti femministi che lottano per contrastare la violenza sulle donne, che sono forse fisicamente più fragili, ma dotate di forza ed infinito coraggio per rialzarsi sempre, anche se non è colpa loro, anche se non è giusto, anche se farà sempre un po’ male.
Il cd di Serena è un lavoro articolato, frutto di collaborazioni artistiche ormai consolidate negli anni (una su tutte quella con il suo compagno di musica e di vita Andrea Varnier), dalle atmosfere vagamente gregoriane, sorrette da una voce angelica, ma sempre ferma e decisa. Il connubio giusto per toccare una vastità di argomenti sociali, politici e di cronaca (Chissàdedicata a Giulio Regeni).
Un lavoro impegnato e impegnativo, una musica colta e articolata, dei testi forti e profondi, forse non risponde alle leggi di mercato, ma a quelle dell’anima sì.
Claudia D’Agnone