Voce, fisarmonica, violino, chitarra e percussioni; è, più o meno, l’organico di un gruppo di balli popolari. Fa pensare a balere, a feste di paese d’antan. Come molti hanno sottolineato, il fattore principe di questo disco è la sua ricchezza ritmica, la continua varietà di pulsazioni, gli scarti, l’imprevedibilità. Piccoli spostamenti ritmici che raccontano, per usare le parole di Gaber, i piccoli spostamenti del cuore di cui sono tessuti i testi. Un esempio? La seconda traccia, Per sempre e ancora, delicata cronaca degli che precedono la nascita d’un amore che non riesce però a nascere, raccontata da un ritmo trascinante, popolaresco, mediterraneo.
Anche Ex Valzer è giocato su questa strano mix di ritmi (in questo caso balcanici, o Klezmer) e di sentimenti sfumati, di attese e sospensioni. Un ballo di piazza per raccontare l’incertezza della vita del cuore. Così Tangorà e Rosaspina (arie di Tango, con quel tanto di melodramma che non guasta mai in una storia d’amore).
Particolarmente interessante è anche la riproposizione di Remedios, un vecchio brano di Gabriella Ferri, doveroso omaggio a una delle più grandi artiste italiane. La cantante romana, come le artiste di Mujeres Creando, si muoveva sempre ai confini fra dramma e ironia, fra malinconia e melodramma Più “laterale”, rispetto a questa linea di esplorazione fra poesia e musica popolare, è il sospeso Once more, che immerge l’ascoltatore in un’atmosfera sospesa e inquieta, quasi nebbiosa. Il brano in questione chiude il disco, quasi a indicare una strada diversa per questo ottimo quintetto.
Davvero un bel disco.