l Vangelo secondo Mattei. No, non è un errore di battitura e nemmeno un remake del capolavoro cinematografico di Pier Paolo Pasolini. Non è un film sul petrolio e nemmeno un film sul cinema anche se i protagonisti di questa storia sono un regista e il suo aiuto impegnati nella realizzazione di un’inchiesta sulle trivellazioni in Basilicata. Insomma, di che si tratta?
È l’opera prima di Antonio Andrisani e Pascal Zullino, registi e attori, girata interamente a Matera e capace di mettere insieme dramma e ironia in modo inaspettato. Il dramma del fallimento, dell’ingiustizia e della sopraffazione. E l’ironia di personaggi buffi, a volte un po’ ridicoli, circondati però da un velo di malinconia e tenerezza. La sensazione non è quella di stare davanti alla solita commedia all’italiana.
Franco Gravela (un meraviglioso Flavio Bucci), che da ragazzino aveva partecipato come comparsa nel film di Pasolini, viene scelto, più per ragioni di marketing che estetiche, dal regista Alberto Rizzo (Antonio Andrisani) e il suo aiuto Savino (Pascal Zullino) per interpretare il Gesù alternativo del loro Vangelo secondo Mattei, uno sgangherato film di inchiesta contro le trivellazioni in Basilicata che si intreccerà con la vita di Pier Paolo Pasolini, autore dell’incompiuto romanzo Petrolio e dell’opera cinematografica Il Vangelo secondo Mattei.
Tutti i personaggi, anche se in modo diverso, vivono un fallimento. Il Vangelo secondo Mattei è il film del riscatto sia per il mancato attore Franco Gravela, che per il regista Alberto Rizzo, giunto ai suoi 50 anni con il peso di un fallimento delle sue ambizioni artistiche. Ma il tema scottante delle trivellazioni e il rapporto con la terra cominciano a dar fastidio a qualcuno. Ed è così che entra in scena un pizzico di Noir.
Il Vangelo secondo Mattei è sicuramente un film che fa riflettere. Alla fine ti ritrovi a pensare che forse non ne sai così tanto dei giacimenti di petrolio in terra lucana e delle trivellazioni in Basilicata, che forse non se ne parla abbastanza e che sarebbe utile informarsi un po’ di più. E allo stesso modo ti ritrovi a pensare che non ne sai abbastanza nemmeno di Enrico Mattei, il Mattei del titolo, e dell’attentato di cui fu vittima nel ‘62.
Simona Albertini