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LA VIA PADOVA BUONA: L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

C’era una volta a Milano una striscia lunga 4 chilometri, una linea rossa pericolosissima che prometteva più morte che vita. Chi non ci aveva mai messo piede la chiamava il Bronx.
La realtà, però, era un’altra.
Via Padova è l’emblema meneghino di integrazione, multiculturalità, cibi e colori. Spesso ignorantemente descritta da chi non la conosce come losca e straniera, la strada rappresenta storicamente un simbolo di accoglienza e condivisione.
Il “degrado” raccontato da chi non la vive è la conseguenza diretta sia del mix di culture che entrano in contatto l’una con l’altra creando il caos (artisticamente parlando) sia soprattutto dall’assenza delle istituzioni che spesso non permette lo sviluppo armonioso delle comunità nel loro quieto vivere.
Il quartiere ha potenzialità spaventose: eventi culturali, mostre, sfilate, sport, realtà che si fondono che, se gestite con una prospettiva di crescita, potrebbero creare un punto di riferimento per cittadini e turisti. Qui si mischiano antiche botteghe o torrefazioni gestite da milanesi, pizzerie napoletane e ristoranti etnici che servono prelibatezze da tutto il mondo.

L’espansione di questo scorcio di città è stato nei decenni a dir poco esponenziale. Partendo da piazzale Loreto, la via si è sviluppata verso la periferia nord della città (da qui il famoso NoLo: north of Loreto). Ha prima accolto le famiglie del sud Italia e poi ha aperto le sue porte agli immigrati d’Africa, della vicina e lontana Asia e dell’America Latina.

Come in ogni rivoluzione o fusione di elementi diversi, anche nei processi di integrazione tentati da Via Padova ci sono stati, ci sono e ci saranno problemi di ogni tipo. Soprattutto perché qui non si sta parlando di due sole parti ma bensì di decine di nazionalità in connubio.

Ultimamente, grazie alle prime generazioni di nati da genitori provenienti da culture diverse, i problemi si stanno attenuando e le opportunità aumentando.

Via Padova sta sempre di più diventando un esempio di civiltà ed integrazione che mostra alla città ed al paese intero come, in questi tempi pieni di guerre ed odio immotivati, ci si possa accettare nelle proprie differenze ed interpretazioni della vita.