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Canzoni senza recinti

Biella Festival: uno dei più prestigiosi appuntamenti con la canzone d’autore italiana. Un appuntamento fisso da oramai 18 anni. Abbiamo voluto chiedere a Giorgio Pezzana, il suo tenace e coraggiosissimo Direttore Artistico, due parole sulla canzone d’autore di ieri e di oggi. E ci ha risposto così…..
Avevano la chitarra a tracolla, l’aria triste e un po’ trasandata, spesso fumavano o eccedevano nel bere. Erano i cantautori della mia generazione. Perlopiù sfigati, anche se di tanto in tanto i riflettori si accendevano su uno di loro e per diversi non si sono più spenti. Si chiamavano Vecchioni, De Andrè, Venditti, Cocciante, Guccini, Fossati tanto per ricordarne alcuni. Erano i cantautori perchè si comportavano come cantautori, scrivevano quel che cantavano e narravano storie tristi o inneggiavano alla rivoluzione. Italiani e francesi. In Europa e nel mondo, solo gli italiani ed i francesi hanno saputo esprimere dei cantautori così tanto…cantautori. Ma oggi, a 40 e talvolta anche 50 anni dal loro boom, esistono ancora i cantautori? Ed il fatto che a chiedermelo sia proprio io, che da 18 anni organizzo il Biella Festival Autori e Cantautori, è stimolante, ma forse anche un po’ inquietante. Non nascondo che nei momenti più difficili mi affligge l’effetto bollicina, quella della pubblicità che si aggira in uno spazio siderale chiedendo pietosamente “….non c’è nessuno?….”. Si, qualcuno c’è. Solo che lo stile è cambiato ed il recinto si è ampliato. Anzi, il recinto non si vede quasi più. Già, perchè una volta lo spazio dei cantautori era quello di un recinto riservato agli eletti, gente di cultura, gente che se andava al bar somigliava più ai poeti maledetti d’oltralpe, quelli che si facevano ispirare dall’assenzio e che non si attardavano a parlare di calcio o ciclismo. Oggi no.  Oggi quasi tutti coloro che si avventurano nei meandri del mondo della canzone sono in qualche modo anche autori. Autori di ogni età, forse in molti casi un po’ meno colti ed un po’ più spacconi. Come i rapper, sempre a caccia della rima, anche a costo di cedere a metriche sgangherate. Eppure…se essere cantautore significa cantare quel che si compone, i cantautori sono ancora molti e molto determinati. Spesso cantano ancora cose tristi e c’è anche qualcuno che tenta di lanciare, sia pure con incerta convinzione, segnali rivoluzionari. I cantautori ci sono, eccome. Ma è la gente che non c’è più. Paradossalmente, c’era con convinzione molto maggiore quando la scolarità in questo strano Paese era molto più bassa rispetto ad oggi. Il proliferare delle lauree ha reso tutti più convinti di bastare a noi stessi. Non ci si siede più in cerchio intorno ad un tale con la chitarra o al pianoforte per attingere dalle sue parole sentimenti di rabbia o d’amore. Ecco, una delle ragioni di Biella Festival è anche questa. La segreta speranza di contribuire a far sì che torni quella voglia di ascoltare, che torni il desiderio di rimanere seduti in silenzio, senza farci distrarre dal cellulare o dagli strepiti di chi starnazza nei pub. Forse non tutti i cantautori hanno la capacità di catalizzare così forti attenzioni (non tutti le avevano neppure 40 anni fa). Ma il cercare di capire che cos’ha mai da dire quel tale alla chitarra o al pianoforte, sarebbe in fondo un modo interessante di riaprirci al confronto. E di sentirci meno soli, nel caos di queste moltitudini che hanno perduto il piacere dell’essere insieme. Che è molto diverso dallo stare insieme.

Giorgio Pezzana