17 giugno, Palmanova Teatro Gustavo Modena. Ancora non sono iniziate le fitte giornate di spettacolo di Folkest 2016 e questo straordinario appuntamento con le musiche dal mondo ci regala un concerto straordinario.
Parliamo di Richard Thompson, chitarrista e cantautore inglese, grande improvvisatore, che ha fatto la storia della musica sin dai primissimi anni ’70.
Vederlo su un palco tutto da solo con la sua chitarra (una splendida sei corde irlandese Lowden, amplificata con pick-up e microfono a condensatore interno) ammalia e stupisce, induce a riflettere sulla differenza fra i veri campioni campioni della musica e le migliaia di mestieranti che purtroppo calcano i palchi al giorno d’oggi.
E non potrebbe esserci luogo migliore del teatro Gustavo Modena di Palmanova, la fortezza-gioiello meravigliosamente incastonata nella campagna friulana contro le invasioni Turche, costata una cifra e mai usata, visto che nel frattempo gli Ottomani erano stato fermati alle porte di Vienna dagli Asburgo e bastonati e Lepanto dai Veneziani.
Situazione ottimale per Thompson che arriva sul palco con il suo solito basco, la sua consueta presenza fisica possente e quel ghigno britannico beffardamente simpatico che sciorina di fronte a un pubblico adorante, con molti spettatori provenienti anche dall’Austria, dalla Slovenia e dalla Croazia. Quasi due di concerto, tra murder ballads, rock’n’roll e dolci melodie inframezzate da uno strumentale irlandese.
Primo brano dal suo ultimo album Electric (2013), Stony Ground, subito seguito da The Ghost Of You Walks da You? Me? Us?, una perla del ’96, seguita dalla danza indiavolata di Valerie, con il consueto fulminanteassolo. Dopo una clasica giga irlandese, giusto per sciogliere un po’ le dita, si passa allo sea shantie di Johnny’s Far Away, con tanto di coro del pubblico e divertimento di tutti.
1952 Vincent Black Lightning da Rumor & Sigh del ’91 rimane uno dei suoi cavalli di battaglia sia da solo che con la band: è la storia di un triangolo amoroso trad moto, donne, motori e dolori…, Cambiano veloci le accordature sotto le dita sapienti di Richard, si arriva alla spettacolare Dry My Tears And Move On, prima di arrivare a uno dei suoi capolavori, I Want To See The Bright Lights Tonight, del primissimo disco con l’ex moglie Linda e, quindi, inaspettata, Who Knows Where The Time Goes? scritta da Sandy Denny e già nel repertorio dei Fotheringhay e della Fairport, dedicata da Thomson agli ormai troppi ex compagni persi lungo il viaggio: Martin Lamble, Sandy Danny, Trevor Lucas e il recentemente scomparso Dave Swarbrick. Inutile dire che l’interpretazione è da brivido.
Eccoci quindi a Good Things Happen To Bad People, e ancora un pezzo americano come I Feel So Good. Wall Of Death da Shoot Out The Lights, ennesimo capolavoro, a suo tempo ripreso splendidamente dai REM, per passare a Broken Doll da Still, in una versione asciutta-asciutta.
One Door Opens da The Old Kit Bag e Walking On A Wire ancora da Shoot Out The Lights chiudono ala grande il so concerto. Richiamato a gran voce sul palco parte subito con una gemma lasciata di proposito da parte, Dimming Of The Day da Pour Down Like Silver del ’75, per finire trionfalmente con Shoot Out The Lights, che manda deficnitivamente il pubblico in visibilio.
Stacca il cavo della chitarra, segnale di fine concerto per il suo fido Simon, road manager, fonico, co-produttore quasi da sempre… Mi passa a fianco, dietro le quinte, strizzando l’occhio, mormorando: Not too bad tonight, wasn’t it? Decisamente Inglese!!!