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IL SUONO COME MISURA DEL TEMPO. INTERVISTA A MARCO LOMBARDI

Martedì 4 agosto (ore 20.30), al Santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso (Corso Italia, 37), sarà una prima esecuzione assolutaad aprire il settimo appuntamento della rassegna di musica sacra Nutrire lo Spirito. laBarocca, ensemble specialistico fondato e diretto da Ruben Jais, debutta Quid est ergo tempus?, opera del compositore Marco Lombardi frutto di una commissione de la Verdi.
In un tempo storico in cui smartphone e youtuber sono il centro dell’attenzione di tanti cervelli, sentir parlare ancora di commissioni colpisce e stupisce. E ci è venuto spontaneo fare un’intervista al Maestro Lombardi per capire le nuove frontiere della musica contemporanea e dello scrivere musica.
Anche la musica contemporanea può avere il suo successo, quindi. Dove possono stare le ragioni del successo della musica contemporanea?
Forse in un equilibrio quanto mai difficile da conseguire, fra le ragioni del singolo autore e quelle del pubblico a cui si rivolge. Ho sempre pensato, e ne ho sempre avuto riscontro nella realtà dei fatti, che anche musiche considerate ostiche qualora ben eseguite, collocate in programmi ben impaginati (magari in dialogo con composizioni di altre epoche più o meno lontane tanto) e fatta salva la disponibilità del pubblico ad aprirsi a nuove esperienze di ascolto, hanno avuto buon riscontro quando non addirittura un vero e proprio successo.
Come avviene il percorso creativo per lei.
E’ un cammino lungo e complesso che sostanzialmente potrei definire come un processo di espansione/variazione di un’idea di partenza nella quale in certo qual modo è già contenuto il punto d’arrivo. Naturalmente ci sono delle variabili legate a fattori quali il medium impiegato (singolo strumento o orchestra sinfonica), presenza o assenza di un testo, minutaggio ecc. ma in definitiva ho sempre più o meno lavorato così. E mi piace notare che persino nei supporti che utilizzo si trova traccia di quel processo: da appunti privi di notazione musicale (la traccia di un gesto, l’impennarsi o il lo sprofondare di una linea) sino alla partitura vera e propria per la quale utilizzo spesso anche fogli di grande formato che mi preparo a seconda del pezzo da scrivere. Raramente utilizzo la consueta carta da musica perchè preferisco elaborare io stesso i fogli su cui lavorare dal momento che mi sembra rispondano meglio alle mie esigenze. In pratica come avviene per i pittori che trattano opportunamente la tela grezza prima di cominciare il lavoro vero e proprio. Questo è forse un retaggio del mio amore per la tradizionale pittura ad olio!
Musica e filosofia: un rapporto d’amore che ha una lunga storia. E oggi questa storia che cosa significa?
E’ stata la prima volta che mi sono confrontato con un testo filosofico e rispetto all’ambito poetico da cui solitamente vengono tratti i testi le problematiche sono del tutto diverse. In termini estremamente generici la parola filosofica privilegia ovviamente la comunicazione concettuale dunque il significato laddove quella poetica si volge maggiormente verso il significante. In questo caso ho deciso di trarre dall’XI capitolo delle Confessioni di Sant’Agostino quei passi nei quali il divenire del suono, il suo rapporto con la memoria vengono utilizzati da Agostino come metafora per approfondire la riflessione sul tempo che come noto costituisce il fulcro, ancora oggi valido, di quella parte delle Confessioni.
Programmi per il futuro?
Proprio al termine del lavoro sulla commissione per l’Orchestra Verdi ho avuto la fortuna di ricevere un’altra commissione dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. Si tratta di un lavoro per orchestra con voce recitante su testi tratti da vari passi degli studi di Leonardo Da Vinci sull’acqua. Il pezzo avrà la prima esecuzione a Genova il 14 aprile 2016 con la direzione di Andrea Battistoni che del Teatro Carlo Felice è il direttore ospite principale.
Allora appuntamento all’inizio del 2016: sarà per noi una gioia tornare a parlare con lei.
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