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IL CINEMA DI VENTURA PONS A L’ISOLA DEL CINEMA

L’Isola del Cinema a Roma coltiva da tempo un suo ampio angolo di osservazione sulle cinematografie del Mondo. Si chiama Isola Mondo ed offre ogni anno alcune interessantissime occasioni per conoscere altre culture e altre cinematografie. Fra le prime trattate in questo Festival nel Festival, c’è quella catalana a cui è dedicata una vera e propria Rassegna Romana del cinema catalano che, giunta alla sua terza edizione (10- 12 luglio), quest’anno ha voluto focalizzarsi su grande di questa scuola cinematografia, Ventura Pons, vero e proprio antesignano della cinematografia gay spagnola. In programma Any de Gràcia (Anno di grazia) (SPA, 2011- 90’) in versione originale, con sottotitoli in italiano; Morir o no (Morire o noSPA, 2000) con Carme Elias, Lluís Homar, Roger Coma, Marc Martinez, Anna Azcona, Carlota Bantulà; e Ignasi M. (Ignasi MSPA, 2013). 

In Spagna la battaglia per i diritti civili ha ottenuto buoni risultati fin dal 1998 quando le unioni civili vennero approvate nella regione della Catalogna, sempre all’avanguardia nel riconoscere i diritti delle persone non eterosessuali. Negli anni successivi anche le altre regioni ispaniche seguirono l’esempio catalano mentre nel 2005 il governo Zapatero riconobbe il matrimonio ugualitario, esteso quindi anche alle coppie dello stesso sesso. La cultura ha affiancato la politica e le lotte dei movimenti per sconfiggere i pregiudizi e per ottenere dei risultati che in Italia sembrano ancora lontani. Ventura Pons, catalano nato a Barcellona, è considerato un vero e proprio pioniere del cinema gay spagnolo, a cominciare dalla sua prima pellicola “Ocaña, retrat intermitent” del 1978, selezionata subito per il festival di Cannes.

Con ventitre lungometraggi, venti dei quali prodotti dalla sua “Els Films de la Rambla”, creata nel 1985, è uno dei più noti registi della sua regione e del suo Paese. I suoi film sono sempre presenti nei migliori festival internazionali, e in particolare alla Berlinale, dove è stato inserito in selezione ufficiale per ben cinque anni consecutivi, e distribuiti in molti paesi del mondo. Ha affrontato anche un romanzo di un grande scrittore gay e cioè David Leavitt con “Il voltapagine” (“Menja d’amor” del 2002) facendone un film dal taglio internazionale.

In Italia non esiste un cinema gay militante simile a quello di Pons ma solo alcuni registi e sceneggiatori più sensibili ai temi lgbt, fatta eccezione forse per Ferzan Ozpetek, un turco che vive a Roma, che ha caratterizzato la propria filmografia raccontando spesso storie omosessuali.

“I miei film riflettono il desiderio profondo di raccontare delle storie che abbiano un senso per me-racconta Pons- con cui ho delle implicazioni molto forti e sono naturalmente, e assolutamente, culturalmente, linguisticamente e geograficamente catalani. Considero l’amore omosessuale un aspetto della sessualità, anche se è vero, è molto presente nei miei film. C’è spesso, talvolta in primo piano, qualche storia che ha contorni gay. Ma sono soprattutto vicende e persone che mi piace raccontare per il loro intreccio, perché parlano di argomenti che mi sembrano interessanti”.

Lo stile di Pons è molto originale e si riconosce facilmente per la descrizione dell’umanità dei personaggi, del loro essere anti-eroi, solitari e inquieti, alla ricerca della felicità. Il suo cinema parte dalla realtà catalana, che prende le distanze dal resto della Spagna, ma nello stesso tempo si inserisce perfettamente nella cultura europea moderna.

Saverio Aversa

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