In occasione del Convegno sulla Governance dei servizi pubblici radiotelevisivi europei, che ha aperto il 5 settembre il Prix Italia, Infocivica ha lanciato alcune interessanti provocazioni. Abbiamo voluto fare alcune domande a Massimo De Angelis, neoeletto Presidente dell’Associazione Infocivica.
Prima di tutto si è parlato di accesso gratuito alla rete. Ci vuole esporre le ragioni di questa proposta?
La tecnologia è andata più avanti del pensiero e conseguentemente della politica. In una società dell’informazione come la nostra siamo convinti che l’accesso alla rete sia qualcosa di simile alla possibilità di entrare gratuitamente nelle piazze delle nostre città. O, se si vuole, alla possibilità di vedere garantita la propria salute o di ricevere l’istruzione di base. Due diritti fondamentali stabiliti nella Costituzione. A proposito di informazione, tuttavia, la nostra Costituzione non è più così precisa perché ai tempi della sua redazione si viveva in una società agrario-industriale che usciva per di più dal fascismo e l’importante era garantire, e subito, la libertà di espressione. Oggi è fondamentale qualcosa di più. Appunto l’accesso per tutti all’universo dell’informazione e questo dovrebbe essere stabilito anche nella nostra Carta fondamentale.
Il servizio pubblico dovrebbe tutelare anche il cittadino nei confronti dei molteplici contenuti offerti dal web: in che modo?
Il Servizio Pubblico dovrebbe innanzitutto essere presente in modo autonomo ed efficace con i propri contenuti sul web. Divenire interattivo e, sì tutelare, ma innanzitutto orientare il cittadino. Perciò parliamo di Hub a proposito del Servizio Pubblico del futuro. Un servizio che indichi i percorsi, guidi i cittadini nelle loro esigenze e scelte, offra loro contenuti (informativi, educativi e di intrattenimento direi in questo ordine di importanza) e certifichi questi stessicontenuti. A cominciare da quelli informativi. Oggi nel web si apprendono notizie che spesso sono imprecise e inesatte, magari false. Il cittadino deve potersi rivolgere ad un Servizio Pubblico che offra maggiori garanzie. Infine il Pubblico in senso lato, e cioè le Istituzioni, debbono trovare il modo di impedire che sulla rete circolino messaggi e contenuti illeciti. Esattamente come è chiamato a fare, per esempio, sulle nostre strade. Pornografia, messaggi violenti, adescamenti, gioco d’azzardo: bisogna trovare il modo di intervenire. So che è difficile, ma non è impossibile. E’ fondamentale che si affermi una nuova consapevolezza di ciò che è vera libertà e di ciò che non lo è ed applicarsi a individuare soluzioni. Certo, a livello sovranazionale. Almeno europeo.
Veniamo anche all’argomento che più interessa i nostri lettori: pensate che il Servizio pubblico debba e possa avere un ruolo nei confronti della creatività?
Ne siamo assolutamente convinti. Oggi la creatività e la produzione nell’ambito multimediale e dell’audiovisivo sono il veicolo principale per la rappresentazione dell’identità di una comunità nazionale, dunque di una identità culturale del Paese. Ma la creatività culturale che destino ha se non riesce a imporsi sul mercato internazionale dei prodotti? Qui siamo più indietro dei nostri partner europei: Gran Bretagna, Germania, Spagna, Francia. Certo c’è il fattore della lingua che facilita quasi tutti quegli attori. Pensiamo solo alla Gran Bretagna e al mercato che si apre ad una produzione inglese solo perché è in inglese. Bisogna però superare questi ostacoli. Come? Individuando tipologie di prodotti che, senza perdere le loro caratteristiche di identità culturale, possano trovare sbocco di mercato. Perché, ad esempio, anche i kolossal sulla nostra storia non possono esser più almeno coprodotti dagli italiani? Fiction sull’antica Roma o sui Borgia sono stati prodotti altrove di recente! E poi noi dovremmo puntare sulla nostra storia e sulle nostre bellezze rilanciando, magari col sostegno dell’industria del turismo, il genere documentario. Poi si tratta di favorire le coproduzioni anche con nuovi soggetti: pensiamo ad esempio al solo grande e affamato mercato cinese. La Cina sta da anni entrando nella produzione alla grande.
Rai Fiction e Rai cinema hanno fatto anche parecchio in questa direzione ma si tratta di operare a scala diversa. E appunto: anche con maggiore creatività.